Olga Fantò: “La sinergia di sequenze riflessive, espressive, narrative e di dialogo ha permesso di presentare e sviluppare i conflitti del personaggio: l’interpersonale e l’interno. ”

 

By Livia Galluzzi

Dopo aver ottenuto i titoli in Scienze della Comunicazione e Comunicazione Multimediale e di Massa all’Università di Torino, nel 2016 Olga Fantò ha frequentato e concluso il master in Sceneggiatura per il Cinema e la Televisione presso l’Università Carlos III di Madrid. Durante questo percorso, ha redatto la sceneggiatura “Homo sapiens” come progetto finale.

Olga è stata co-sceneggiatrice di vari spettacoli per il Microteatro di Madrid, tra cui “Cer-Ebrio”, “Ocupados”, “En tiempos de…” e “Mirando a las musarañas”, di quest’ultimo è stata anche coregista.

Ha scritto la sceneggiatura “Quella notte”, selezionata e premiata in numerosi festival, tra cui il Social World Film Festival, Rome Independent Film Festival, Milan FFI, Plot Point Awards, e l’Italian Cultural Capital Festival dove ha ricevuto una menzione d’onore. Inoltre, è stata vincitrice ai Monza Film Fest e Reale Film Festival con il suo lavoro “Feed Your Story”.

È anche autrice dei soggetti di lungometraggio selezionati al Festival Feed Your Story: “LA FENICE DEL TEMPO” e “ERNESTO ANDREA”, quest’ultimo vincitore di un premio.

Come nasce l’idea di questa sceneggiatura e da dove hai tratto l’ispirazione?

Purtroppo, è stata la quantità di notizie su vittime di bullismo delle quali apprendiamo con estrema frequenza a farmi sorgere l’idea. La storia e i personaggi invece, hanno preso forma dopo essermi immersa in quella che immaginavo essere la quotidianità di un preadolescente costretto a subire ogni giorno violenze sia fisiche che verbali.

 

In che modo la sceneggiatura esplora la dualità della natura umana attraverso le azioni e le interazioni tra i due personaggi principali?

Paolo e Lucilla, i due protagonisti, sono anime affini e ciò è dimostrato dall’amicizia pura che li lega. Distinta situazione per i loro corpi, ai quali sono stati assegnati ferrei ruoli sociali dal contesto di intimidazione creato dai loro compagni. Tali stereotipi, pur non condivisi dai due, a volte riescono a generare conflitto tra di loro, costringendoli a tenere ben presente che ciò che si pensa non può coincidere con ciò che si fa.

 

Quali sono le tecniche narrative usate per costruire la complessità emotiva del prigioniero e come queste influenzano la percezione dello spettatore nei confronti del suo destino?

La sinergia di sequenze riflessive, espressive, narrative e di dialogo ha permesso di presentare e sviluppare i conflitti del personaggio: l’interpersonale e l’interno. Paradossalmente è proprio il secondo che risolve il primo, ovvero quando il protagonista comprende che solo lui è in grado di decidere se permettersi un futuro o no. Lo spettatore si vede così in un limbo tra l’angustia e la speranza per le sue sorti.

 

Qual è l’impatto dell’ambientazione e della descrizione dettagliata del paesaggio invernale sulla tonalità e l’atmosfera della storia?

Le giornate fredde e uggiose si compenetrano perfettamente con la storia, rispecchiandone e in alcuni casi evidenziandone la drammaticità.

 

Prevedi di trasformarla in un film questa sceneggiatura?

Spero mi venga data la possibilità di farlo, non solo con questa, ma con tutti i soggetti e le sceneggiature di cui sono autrice.

 

Stai lavorando ad una nuova sceneggiatura? Se sì, vuoi darci qualche anticipazione?

Ho appena terminato “VITA(E)” che riflette su quanto possa cambiare una persona nel corso della propria esistenza.

THE AUTHOR

Name: Olga Fantò
Screenplay: The best years
Country: Italy